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- Comunicazione di servizio: c’e’ sempre qualcuno invidioso della vostra personalita’. A questa fascia di persone dedico la mia piu’ totale comprensione e invoco sempre il principio che deve muovere ogni individuo che si avvicini a questa stupenda professione per ricordarmi e ricordarvi che nuocere e ancor di piu’ nuocere con premeditazione è il danno piu’ grande che si possa fare prima di tutto a noi stessi. Continuo a ricevere ingiurie e gravi diffamazioni per il solo fatto che queste 2 persone, dai nick definiti come Killing ed imperatrice, non accettando nella loro malata psicologia il fatto che io possa essere un medico, continuano a cercare i miei dati personali ,violando in questo modo la mia privacy e ledendo in maniera gravissima la mia persona, la mia sfera familiare e la mia professionalità. Nel web si è consapevoli del fatto di poter incrociare persone poco stabili psicologicamente e quindi ci si difende dando pochissime informazioni personali e a volte anche sviando le ricerche patologiche che qualcuno , come le signore suddette, hanno volontariamente e premeditatamente, sulla mia persona, inquadrando il loro comportamento come vero e proprio stalking. Su migliaia di persone che giornalmente mi leggono, nessuno finora ha, per fortuna, avuto queste caratteristiche che accomunano lo stalker, il serial killer e lo psicopatico e voglio sperare che siano casi,seppur disgraziati, isolati dall’agire comune. Monito per tutti i miei lettori, che siano affezionati o meno, attenzione a questi 2 nick :killing ed imperatrice, sono delle stalker per le quali ,a mio avviso, andrebbe consigliato un periodo di analisi e cura delle loro evidenti ossessioni. Grazie per la lettura.
- Mi piacciono quelle persone che sanno sempre tutto. Non devi spiegargli nemmeno perché le eviti.
- "La musica che non c’è" di Mauro Maglio
- 24 FEBBRAIO 2003: MUORE ALBERTO SORDI.
- Lasciatele tranquille le persone sensibili, soprattutto la sera. Hanno un’intera giornata addosso al cuore.
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Archivi del mese: settembre 2017
La cattiveria mi stupisce sempre. Quando la subisco, rimango lì a fissarla come fosse una bestia dalla quale non mi so difendere. E sebbene non diventerò mai grande abbastanza da imparare a comprenderla, non diventerò mai neanche tanto povera d’animo da imparare a praticarla.
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Ho subito un danno. Le persone danneggiate sono pericolose. Sanno di poter sopravvivere… È la sopravvivenza che le rende tali… perché non hanno pietà. Sanno che gli altri possono sopravvivere, come loro.
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Dormiamo insieme questa notte? Ci addormentiamo abbracciati, con la mia testa sulla tua spalla, il mio naso a sfiorare la tua guancia, il mio respiro su di te. Con il tuo braccio intorno al mio corpo e le mie dita leggere a disegnarti il petto. Con i miei piedi perennemente freddi contro i tuoi che non sposti nonostante i brividi. Con le mie gambe intrecciate alle tue. Tutta la notte talmente stretti da rendere inutili questi pronomi personali. Mio. Tuo. Chi ci distingue più? Siamo noi. È solo nostro.
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Patricia, citando William Faulkner, si rivolge a Michel e gli dice «Fra il dolore e il nulla io scelgo il dolore» chiedendogli poi: «E tu, cosa sceglieresti?». Ne parlano un po’, si distraggono, si guardano. Per più di mezz’ora la macchina da presa non si sposta da quella camera da letto. Uno spaccato di vita, semplice, quotidiana, reale. Mi ha ricordato quei rari momenti in cui parli con qualcuno che sembra capire tutto di te, qualcuno che ti ascolta e sorride, qualcuno che è capace di fermare il tempo. Ma non ero certa di aver mai provato qualcosa di simile. Quel giorno Godard mi insegnò che si può andare avanti anche stando fermi, che si può conoscere anche senza parlare. Qualche anno dopo mi imbattei di nuovo in "A bout de souffle". Era fra gli scaffali di una libreria, in offerta a due euro. Era un giorno d’estate, il giorno prima di un esame importante, e io invece di studiare avevo passato la giornata a parlare con due mie amiche, passeggiando per le strade del centro discutendo dei massimi sistemi del mondo. Era uno di quei giorni perfetti in cui le cose riescono a incastrarsi senza il minimo sforzo. Quella sera riguardai il film insieme a loro, ritrovai la stessa sensazione di serenità e dolore che quella scena mi aveva trasmesso e guardai le mie amiche emozionarsi. Perchè era reale, noi eravamo reali, quel momento l’avevamo appena vissuto. E il tempo si era fermato davvero.
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