Archivi del mese: settembre 2017

La cattiveria mi stupisce sempre. Quando la subisco, rimango lì a fissarla come fosse una bestia dalla quale non mi so difendere. E sebbene non diventerò mai grande abbastanza da imparare a comprenderla, non diventerò mai neanche tanto povera d’animo da imparare a praticarla.

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Ho subito un danno. Le persone danneggiate sono pericolose. Sanno di poter sopravvivere… È la sopravvivenza che le rende tali… perché non hanno pietà. Sanno che gli altri possono sopravvivere, come loro.

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Dormiamo insieme questa notte? Ci addormentiamo abbracciati, con la mia testa sulla tua spalla, il mio naso a sfiorare la tua guancia, il mio respiro su di te. Con il tuo braccio intorno al mio corpo e le mie dita leggere a disegnarti il petto. Con i miei piedi perennemente freddi contro i tuoi che non sposti nonostante i brividi. Con le mie gambe intrecciate alle tue. Tutta la notte talmente stretti da rendere inutili questi pronomi personali. Mio. Tuo. Chi ci distingue più? Siamo noi. È solo nostro.

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Patricia, citando William Faulkner, si rivolge a Michel e gli dice «Fra il dolore e il nulla io scelgo il dolore» chiedendogli poi: «E tu, cosa sceglieresti?». Ne parlano un po’, si distraggono, si guardano. Per più di mezz’ora la macchina da presa non si sposta da quella camera da letto. Uno spaccato di vita, semplice, quotidiana, reale. Mi ha ricordato quei rari momenti in cui parli con qualcuno che sembra capire tutto di te, qualcuno che ti ascolta e sorride, qualcuno che è capace di fermare il tempo. Ma non ero certa di aver mai provato qualcosa di simile. Quel giorno Godard mi insegnò che si può andare avanti anche stando fermi, che si può conoscere anche senza parlare. Qualche anno dopo mi imbattei di nuovo in "A bout de souffle". Era fra gli scaffali di una libreria, in offerta a due euro. Era un giorno d’estate, il giorno prima di un esame importante, e io invece di studiare avevo passato la giornata a parlare con due mie amiche, passeggiando per le strade del centro discutendo dei massimi sistemi del mondo. Era uno di quei giorni perfetti in cui le cose riescono a incastrarsi senza il minimo sforzo. Quella sera riguardai il film insieme a loro, ritrovai la stessa sensazione di serenità e dolore che quella scena mi aveva trasmesso e guardai le mie amiche emozionarsi. Perchè era reale, noi eravamo reali, quel momento l’avevamo appena vissuto. E il tempo si era fermato davvero.

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